Dimezzare l’impronta ecologica dell’umanità

Ciao, sono Paul D. Dramelay autore del romanzo urban fantasy i Guardiani della Natura – L’ultimo Distintivo di cui puoi leggere i primi tre capitoli andando a questo link. Questo è il mio blog dove parlo perlopiù delle mie esperienze da aspirante autore, da autore che ha provato la strada self e che poi ha pubblicato con una casa editrice non a pagamento. Parlo anche di natura, ambiente e scienza, argomenti per me importanti e inseriti per questo all’interno del mio romanzo.

«Agire per evitare il collasso degli ecosistemi e l’aggravarsi della crisi climatica è l’imperativo dei nostri tempi, ma i governi spendono almeno 500 miliardi di dollari l’anno in sussidi per attività come l’agricoltura insostenibile o la pesca eccessiva che danneggiano la natura, con conseguenze disastrose per la società, l’economia e il nostro stesso benessere», afferma Marco Lambertini, direttore generale del Wwf International, come si legge su AdnKronos. «Non solo riorientare questa spesa verso pratiche sostenibili aiuterebbe a ridurre l’impatto sulla biodiversità – aggiunge – ma ci aiuterebbe anche a passare a un’economia nature-positive, positiva per la natura, e a cambiare i nostri attuali modelli di produzione e consumo assolutamente insostenibili. Reindirizzando queste risorse e il mondo con la sua risposta alla crisi da Covid-19 ha mostrato che sono possibili significativi cambiamenti finanziari, potremmo innescare, inoltre, un circolo virtuoso in grado di produrre 10.000 miliardi di dollari di valore annuale e 400 milioni di posti di lavoro dedicati a una nuova economia nature positive».

I governi potrebbero creare ben 39 milioni di posti di lavoro, dedicando ad azioni positive per la natura, come la rinaturalizzazione, una sola annualità dei sussidi ambientalmente dannosi.

Questo è quanto emerge dal rapporto «Halve Humanity’s Footprint on Nature to Safeguard our Future» commissionato dal Wwf.

Il rapporto include un modello con il quale si dimostra come 39 milioni di posti di lavoro potrebbero essere creati, se i 500 miliardi di dollari che i governi spendono ogni anno in sussidi dannosi, venissero dirottati verso un impiego volto a migliorare le condizioni in cui si ritrovano (per colpa nostra) i sistemi naturali.

Per leggere, l’artico con approfondimento del WWF (in inglese) potete andare a questo link.

«Agire per evitare il collasso degli ecosistemi e l’aggravarsi della crisi climatica è l’imperativo dei nostri tempi, ma i governi spendono almeno 500 miliardi di dollari l’anno in sussidi per attività come l’agricoltura insostenibile o la pesca eccessiva che danneggiano la natura, con conseguenze disastrose per la società, l’economia e il nostro stesso benessere», afferma Marco Lambertini, direttore generale del Wwf International, come si legge su AdnKronos. «Non solo riorientare questa spesa verso pratiche sostenibili aiuterebbe a ridurre l’impatto sulla biodiversità – aggiunge – ma ci aiuterebbe anche a passare a un’economia nature-positive, positiva per la natura, e a cambiare i nostri attuali modelli di produzione e consumo assolutamente insostenibili. Reindirizzando queste risorse e il mondo con la sua risposta alla crisi da Covid-19 ha mostrato che sono possibili significativi cambiamenti finanziari, potremmo innescare, inoltre, un circolo virtuoso in grado di produrre 10.000 miliardi di dollari di valore annuale e 400 milioni di posti di lavoro dedicati a una nuova economia nature positive».

Per vedere l’intero Report, potete andare a questo link!

Diversi Paesi hanno già intrapreso giuste transizioni verso un’economia positiva per la natura che offrono preziose lezioni e sono di ispirazione. Il nuovo rapporto del Wwf, prodotto da Dalberg Advisors, prevede che distribuire questo stimolo tra i Paesi in modo equo, cioè in base alla popolazione e non alla forza economica, creerebbe quasi il doppio dei posti di lavoro. Uno stimolo equo, che contribuirebbe a proteggere maggiormente la biodiversità, aiuterebbe a creare percorsi di crescita verde per i Paesi meno sviluppati e cosa non meno importante, posti di lavoro (per giunta green e sostenibili).

E noi in Italia che faremo?

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